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giovedì 17 dicembre 2009

Ancora sulla Vicenda della piscina di Mompiano e la gussaghese Bianchetti

Giornale di Brescia 16.12.09

Piscina Mompiano, il nodo risarcimento
Il Consiglio di Stato riconosce l’«errore di fatto» e motiva la restituzione dei lavori alla Bianchetti costruzioni La questione ora è un’altra: chi tra Brescia Mobilità, Edilfrair e Ministero pagherà i danni alla ditta aggiudicataria?

Lo stadio e la piscina comunale visti dall’alto così come saranno
ultimati i lavori dovuti alla realizzazione della stazione del metro Non si è fatta attendere a lungo la motivazione della sentenza del Consiglio di Stato che ha restituito al gruppo «Bianchetti costruzioni» di Gussago il pieno diritto di realizzare la nuova piscina di Mompiano. Il provvedimento di nove pagine, firmato dal presidente Giovanni Ruoppolo e dal consigliere estensore Roberto Chieppa, è stato depositato giovedì scorso. Dunque a soli 19 giorni dal 21 novembre, quando la Sesta sezione del Cds ha pubblicato lo stringato dispositivo che ufficialmente ha dato conto della revoca del precedente verdetto in favore all’impresa «Edilfrair costruzioni» dell’Aquila alla quale «Brescia Mobilità» ha assegnato l’appalto in via definitiva. Un record se si pensa che normalmente è necessario attendere non meno di due-tre mesi prima di poter leggere le ragioni dell’accoglimento o del rigetto di un ricorso al Consiglio di Stato.
In questo caso, però, devono avere giocato parecchio due fattori significativi. In primo luogo la necessità di fissare il più rapidamente possibile un punto fermo attorno al quale le parti interessate potranno confrontarsi e discutere su una questione di rilevantissimo peso economico considerato che il valore dell’appalto è stimato in oltre 8 milioni di euro con un conseguente apprezzabile utile per il costruttore. In secondo luogo perché avendo il Consiglio di Stato riconosciuto il proprio «errore di fatto», non si è reso necessario affrontare particolari questioni giuridiche per revocare, in quanto sbagliata, la precedente sentenza.
L’«errore di fatto» ammesso dai giudici di Palazzo Spada è consistito nell’avere il precedente collegio d’appello illegittimamente confermato l’appalto dei lavori a «Edilfrair costruzioni», non riconoscendo per questo caso la pertinenza o l’obbligatorietà del requisito, richiesto dalla legge, della moralità dell’impresa aggiudicataria in capo al suo legale rappresentante condannato per frode fiscale.
Quanto alla corretta assegnazione della commessa, la questione pare dunque definitivamente chiusa. Non invece la battaglia legale. Ora, infatti, dovrà essere data piena esecuzione alla sentenza numero 7740/09 che riconosce al «Gruppo Bianchetti costruzioni» il diritto a subentrare nei lavori di costruzione della piscina, oppure di essere tacitato con un congruo risarcimento dalla stazione appaltante, cioè da «Brescia Mobilità», che ha sottoscritto il contratto con «Edilfrair costruzioni», prendendo atto della prima sentenza (ora revocata e dunque inefficace) del Consiglio di Stato, ma in pendenza del ricorso del «Gruppo Bianchetti costruzioni» che alla fine ha avuto partita vinta.
Comunque una decisione nell’uno o nell’altro senso dovrà essere presa a breve, perché si corre il rischio del blocco dei lavori da tempo iniziati ad opera di «Edilfrair costruzioni». Ma la strada sembra in salita perché sulla responsabilità del risarcimento eventuale le opinioni in campo sono molto diverse. E non escludono una chiamata in causa del Ministero.esseci

Prignachi: tuteleremo gli interessi dei bresciani

«Non possiamo certo essere noi gli ultimi referenti di questa vicenda, costretti quindi a pagare per errori che non abbiamo fatto. È presumibile che in prima istanza il Gruppo Bianchetti chiederà a noi di rifondere i danni subiti, e a nostra volta noi valuteremo ogni strada percorribile per individuare le responsabilità in modo corretto. Dobbiamo tutelare gli interessi dell’azienda, che poi sono gli interessi dell’intera comunità bresciana». Il presidente Valerio Prignachi conferma che Brescia Mobilità sta «monitorando e seguendo attivamente» la vicenda del pronunciamento del Consiglio di Stato a favore del gruppo edile di Gussago.
Prignachi conferma insomma la ricostruzione dell’intera vicenda che Brescia Mobilità aveva sottolineato all’indomani dell’ultima sentenza del Consiglio di Stato. «Noi come stazione appaltante ci siamo limitati ad applicare in modo pedissequo la normativa e i provvedimenti giudiziari che sul cantiere si sono via via succeduti in questi lunghi mesi. L’assegnazione da parte nostra dei lavori ha sempre seguito una esplicita indicazione dei giudici. Non c’è alcuna ragione per la quale possiamo venir ritenuti responsabili di danni economici».
Insomma: per Brescia Mobilità la vera danneggiata è la città di Brescia, che troppo a lungo ha atteso l’avvio dei lavori per la struttura sportiva legata alla realizzazione della metropolitana leggera. «Il nostro primo obiettivo è giungere a completare l’infrastruttura prevista, secondo quanto previsto nei progetti ma purtroppo non secondo i tempi immaginati. E neanche questo è dipeso da noi»
.m. l.

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